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Il corpo che cambia, l’identità che resiste

Ci sono corpi che si trasformano lentamente, quasi senza farsi notare. E poi ci sono metamorfosi più violente, quelle che strappano via certezze e ti lasciano in mano un volto nuovo allo specchio. Io ne so qualcosa. Ho perso 46 chili. E insieme al grasso, mi è sembrato di perdere una parte di me — e forse, in certi momenti, anche l’equilibrio. Quell’ernia mi dava fin troppo fastidio, ero arrivato al punto di tollerare quel doloretto alla fine di ogni pasto come se fosse una normalità accettabile, fino a quando quella parte del corpo aveva iniziato a sanguinare ed era diventata troppo grande per non fare nulla. E poi ho deciso di operarmi per vivere più a lungo. Per respirare meglio. Per non guardarmi più allo specchio e sentirmi infelice, per poter acquistare di nuovo vestiti in negozio.  Ma nessuno mi aveva spiegato che, mentre il corpo si alleggerisce, la mente può farsi più pesante. Che il fisico che cambia ti costringe a rincontrarti, a ridefinirti, a ricostruirti, a trovare un nuovo equilibrio. Mi sono ritrovato fragile, stanco, spaventato dalle parestesie che affiorano di notte, dalla pressione ballerina, dal senso costante di essere in pericolo. Mi sono sentito una prugna secca, svuotata. Eppure… è ancora qui dentro, da qualche parte, quella persona piena di vita, quel ragazzo rotondo, nel cuore come …

Se hai mai pensato di essere gay

If you ever felt gay read this

Ricordo bene quella notte, quella in cui compii 21 anni. Ero appena tornato a casa da una delle feste di compleanno più belle di sempre. Avevo organizzato una serata in discoteca con piscina. Non c’è bisogno di dirlo: prima di mezzanotte ero già finito in acqua con metà degli invitati, e i miei vestiti nuovi di Calvin Klein, che mia madre mi aveva regalato, erano completamente rovinati dall’eccessiva esposizione al cloro. Avevo caricato “Breathe” dei Télépopmusik sul mio lettore CD e, alle quattro di notte, mi ritrovai a riflettere sulla vita che scorreva, su quello che avevo fatto e su quello che volevo fare ed essere. Ricordo chiaramente una vocina, in fondo alla mia mente… una voce che non volevo ascoltare e alla quale mi dissi: “No, a questa cosa non darò mai spazio, non farà mai parte di me!”. Decisi di ignorarla, pensando che così sarei stato come tutti gli altri. In quel periodo frequentavo diverse ragazze all’università, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava. Guardavo le persone intorno a me che iniziavano relazioni, si baciavano ed erano felici. Anch’io, all’inizio, mi sentivo bene, ma quando le cose cominciavano a diventare serie, fuggivo. Anzi, a dire il vero, scappavo proprio a gambe levate. Nella vita ho sempre avuto la strana sensazione di essere un po’ un osservatore. Vedevo gli …