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Resilienza

Resilience

Guardarsi dentro non è sempre piacevole. Anzi, spesso fa male. È come tuffarsi in apnea in un mare agitato, scendendo verso parti di noi stessi che preferiremmo ignorare. Ultimamente, osservando i miei colleghi che festeggiano matrimoni, figli appena nati, o vite apparentemente complete, mi sono chiesto: “E io dove sto andando?”. Vedo colleghi single persi in rancori, rimasti bloccati nel passato o troppo arrabbiati con la vita per progredire. Io non voglio diventare così. Ma oggi, mentre noto i primi peli bianchi sul petto e sulla barba, mi domando cosa ho davvero costruito in questi 40 anni. Ho passato anni a sostenere amici nelle loro relazioni, a vederli crescere insieme, mentre io restavo ai margini, in attesa di un amore mai corrisposto. Mi sento spesso inutile, come se la mia vita fosse rimasta sospesa, senza evolvere davvero. Eppure, forse qualcosa l’ho costruito, anche se invisibile agli occhi. Ho costruito una capacità di ascoltare profondamente, una gentilezza silenziosa, una forza discreta che emerge anche quando tutto sembra crollare. Ma oggi non mi basta più. Desidero un amore vero: un amore fatto di passione come il fuoco, che brucia senza consumare; di libertà come il vento, che porta novità e freschezza; di solidità come la terra, che sostiene e radica; di adattabilità come l’acqua, che trova sempre il modo di scorrere e trovare …

Il corpo che cambia, l’identità che resiste

Ci sono corpi che si trasformano lentamente, quasi senza farsi notare. E poi ci sono metamorfosi più violente, quelle che strappano via certezze e ti lasciano in mano un volto nuovo allo specchio. Io ne so qualcosa. Ho perso 46 chili. E insieme al grasso, mi è sembrato di perdere una parte di me — e forse, in certi momenti, anche l’equilibrio. Quell’ernia mi dava fin troppo fastidio, ero arrivato al punto di tollerare quel doloretto alla fine di ogni pasto come se fosse una normalità accettabile, fino a quando quella parte del corpo aveva iniziato a sanguinare ed era diventata troppo grande per non fare nulla. E poi ho deciso di operarmi per vivere più a lungo. Per respirare meglio. Per non guardarmi più allo specchio e sentirmi infelice, per poter acquistare di nuovo vestiti in negozio.  Ma nessuno mi aveva spiegato che, mentre il corpo si alleggerisce, la mente può farsi più pesante. Che il fisico che cambia ti costringe a rincontrarti, a ridefinirti, a ricostruirti, a trovare un nuovo equilibrio. Mi sono ritrovato fragile, stanco, spaventato dalle parestesie che affiorano di notte, dalla pressione ballerina, dal senso costante di essere in pericolo. Mi sono sentito una prugna secca, svuotata. Eppure… è ancora qui dentro, da qualche parte, quella persona piena di vita, quel ragazzo rotondo, nel cuore come …

Coming Out

coming out as a gay guy

Non credo di aver mai pensato all’intero processo di coming out finché non me lo sono trovato davanti, come una scadenza non dichiarata che incombeva sulla mia testa. La cosa buffa è che nessuno lo stava aspettando tranne me. L’avevo costruito nella mia mente come un momento enorme e sconvolgente, ma il mondo non aveva fretta che io lo dicessi. È questo il problema del coming out: sembra che debba essere un evento culminante, e a volte lo è, ma la maggior parte delle volte non è una festa o un grande annuncio. È una realizzazione tranquilla, più interiore che altro. Si parla molto della pressione del coming out, e sì, l’ho sentita anch’io. È un peso strano, come se ti portassi dietro un segreto che diventa sempre più pesante più a lungo lo tieni. Ma la verità è che nessuno te lo chiede. Non c’è un regolamento che dice che devi fare coming out a una certa età o dirlo a certe persone. Potete dirlo a tutti o a nessuno, ed entrambe le opzioni sono perfettamente valide. Quando ho fatto coming out per la prima volta, mi aspettavo che tutto sarebbe cambiato. Pensavo che sarebbe stato come attraversare una sorta di soglia invisibile dove improvvisamente tutto avrebbe avuto senso, dove la mia identità sarebbe stata pienamente realizzata, non solo per …