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Resilienza

Resilience

Guardarsi dentro non è sempre piacevole. Anzi, spesso fa male. È come tuffarsi in apnea in un mare agitato, scendendo verso parti di noi stessi che preferiremmo ignorare. Ultimamente, osservando i miei colleghi che festeggiano matrimoni, figli appena nati, o vite apparentemente complete, mi sono chiesto: “E io dove sto andando?”. Vedo colleghi single persi in rancori, rimasti bloccati nel passato o troppo arrabbiati con la vita per progredire. Io non voglio diventare così. Ma oggi, mentre noto i primi peli bianchi sul petto e sulla barba, mi domando cosa ho davvero costruito in questi 40 anni. Ho passato anni a sostenere amici nelle loro relazioni, a vederli crescere insieme, mentre io restavo ai margini, in attesa di un amore mai corrisposto. Mi sento spesso inutile, come se la mia vita fosse rimasta sospesa, senza evolvere davvero. Eppure, forse qualcosa l’ho costruito, anche se invisibile agli occhi. Ho costruito una capacità di ascoltare profondamente, una gentilezza silenziosa, una forza discreta che emerge anche quando tutto sembra crollare. Ma oggi non mi basta più. Desidero un amore vero: un amore fatto di passione come il fuoco, che brucia senza consumare; di libertà come il vento, che porta novità e freschezza; di solidità come la terra, che sostiene e radica; di adattabilità come l’acqua, che trova sempre il modo di scorrere e trovare …

La vulnerabilità delle persone risolte

Photo By Christian Sterck / Unsplash

Scoprire di essere gay è spesso descritto come un viaggio interiore che ci mette di fronte a chi siamo veramente. Per alcuni, questo viaggio è graduale, per altri arriva come un’improvvisa rivelazione. Indipendentemente dalla velocità o dal momento in cui si verifica, l’atto di riconoscere la propria sessualità segna l’inizio di un percorso che è tanto personale quanto universale. È un percorso che ci porta inevitabilmente a confrontarci con il mondo delle relazioni e dell’intimità, un mondo che, sebbene spesso celebrato nei media, è molto più complesso nella realtà. Quando ho fatto coming out con una mia amica, la sua risposta mi ha colpito profondamente. Mi ha detto: “Il mondo delle relazioni è difficile per tutti, ma non posso nemmeno immaginare quanto lo sia per una persona gay”. Quel commento ha risuonato dentro di me, non perché cercassi simpatia o comprensione, ma perché, in quelle poche parole, c’era una verità innegabile: l’essere parte della comunità LGBTQIA+ porta con sé sfide uniche. Queste sfide non riguardano solo il fatto di trovare un partner, ma anche il modo in cui ci approcciamo a noi stessi e agli altri, spesso con l’ombra delle incertezze che la società ci trasmette. Viviamo in una società che, nonostante i progressi, continua a imporre norme eteronormative e rigide aspettative su ciò che è considerato “normale” nelle relazioni. Per …

Se hai mai pensato di essere gay

If you ever felt gay read this

Ricordo bene quella notte, quella in cui compii 21 anni. Ero appena tornato a casa da una delle feste di compleanno più belle di sempre. Avevo organizzato una serata in discoteca con piscina. Non c’è bisogno di dirlo: prima di mezzanotte ero già finito in acqua con metà degli invitati, e i miei vestiti nuovi di Calvin Klein, che mia madre mi aveva regalato, erano completamente rovinati dall’eccessiva esposizione al cloro. Avevo caricato “Breathe” dei Télépopmusik sul mio lettore CD e, alle quattro di notte, mi ritrovai a riflettere sulla vita che scorreva, su quello che avevo fatto e su quello che volevo fare ed essere. Ricordo chiaramente una vocina, in fondo alla mia mente… una voce che non volevo ascoltare e alla quale mi dissi: “No, a questa cosa non darò mai spazio, non farà mai parte di me!”. Decisi di ignorarla, pensando che così sarei stato come tutti gli altri. In quel periodo frequentavo diverse ragazze all’università, ma sentivo che c’era qualcosa che non andava. Guardavo le persone intorno a me che iniziavano relazioni, si baciavano ed erano felici. Anch’io, all’inizio, mi sentivo bene, ma quando le cose cominciavano a diventare serie, fuggivo. Anzi, a dire il vero, scappavo proprio a gambe levate. Nella vita ho sempre avuto la strana sensazione di essere un po’ un osservatore. Vedevo gli …

Coming Out

coming out as a gay guy

Non credo di aver mai pensato all’intero processo di coming out finché non me lo sono trovato davanti, come una scadenza non dichiarata che incombeva sulla mia testa. La cosa buffa è che nessuno lo stava aspettando tranne me. L’avevo costruito nella mia mente come un momento enorme e sconvolgente, ma il mondo non aveva fretta che io lo dicessi. È questo il problema del coming out: sembra che debba essere un evento culminante, e a volte lo è, ma la maggior parte delle volte non è una festa o un grande annuncio. È una realizzazione tranquilla, più interiore che altro. Si parla molto della pressione del coming out, e sì, l’ho sentita anch’io. È un peso strano, come se ti portassi dietro un segreto che diventa sempre più pesante più a lungo lo tieni. Ma la verità è che nessuno te lo chiede. Non c’è un regolamento che dice che devi fare coming out a una certa età o dirlo a certe persone. Potete dirlo a tutti o a nessuno, ed entrambe le opzioni sono perfettamente valide. Quando ho fatto coming out per la prima volta, mi aspettavo che tutto sarebbe cambiato. Pensavo che sarebbe stato come attraversare una sorta di soglia invisibile dove improvvisamente tutto avrebbe avuto senso, dove la mia identità sarebbe stata pienamente realizzata, non solo per …