Guardarsi dentro non è sempre piacevole. Anzi, spesso fa male. È come tuffarsi in apnea in un mare agitato, scendendo verso parti di noi stessi che preferiremmo ignorare. Ultimamente, osservando i miei colleghi che festeggiano matrimoni, figli appena nati, o vite apparentemente complete, mi sono chiesto: « E io dove sto andando? ». Vedo colleghi single persi in rancori, rimasti bloccati nel passato o troppo arrabbiati con la vita per progredire. Io non voglio diventare così. Ma oggi, mentre noto i primi peli bianchi sul petto e sulla barba, mi domando cosa ho davvero costruito in questi 40 anni. Ho passato anni a sostenere amici nelle loro relazioni, a vederli crescere insieme, mentre io restavo ai margini, in attesa di un amore mai corrisposto. Mi sento spesso inutile, come se la mia vita fosse rimasta sospesa, senza evolvere davvero. Eppure, forse qualcosa l’ho costruito, anche se invisibile agli occhi. Ho costruito una capacità di ascoltare profondamente, una gentilezza silenziosa, una forza discreta che emerge anche quando tutto sembra crollare. Ma oggi non mi basta più. Desidero un amore vero: un amore fatto di passione come il fuoco, che brucia senza consumare; di libertà come il vento, che porta novità e freschezza; di solidità come la terra, che sostiene e radica; di adattabilità come l’acqua, che trova sempre il modo di scorrere e trovare …
